Dalla parte degli umili
Ci sono strumenti musicali che nascono per scopi determinati, ad esempio per unire, per far danzare la gente in piazza. Strumenti che hanno già in partenza un pubblico preciso, che non è, almeno inizialmente, il pubblico dei concerti di musica classica, il pubblico dell’Opera Lirica. Rispondono all’esigenza popolare di essere uniti, di danzare insieme di fronte alla vita di fatica, conquistata giorno per giorno. Esprimono quel desiderio, quel cuore, quella passione, quella lotta. L’organetto è il capostipite di una serie. Da lui discendono poi la concertina, la fisarmonica e infine il bandoneon, nato in Germania e poi portato dagli emigrati tedeschi in Argentina dove ha preso il ruolo fondamentale di simbolo/strumento del tango. Astor Piazzolla ne è l’interprete più famoso.
Grazie a una serie di musicisti l’umile organetto, quello delle feste di paese, quello delle danze alla buona è diventato una possibilità diversa. È diventato un’espressione artistica di livello conservando la sua origine, la sua scelta di fondo. Dalla parte degli umili. In questo articolo si parla dell’organetto e di un musicista palermitano, Marcello Alajmo, conosciuto per caso, appunto a una festa di paese nell’isola di Salina