vetrina con mille oggetti diversi fra loro, lampade, ceramiche, ninnoli

Una vertigine di vite

Una galleria fotografica con foto di Giovanna Repetto a vetrine. Vetrine che espongono lampade, portauova, ninnoli, quadri tessuti. Mille oggetti diversi, fatti dalle mani di mille persone diverse. Ciascuna con la sua vita. Venduti andranno a mille persone, di nuovo diverse, di nuovo ciascuna con la sua vita e la sua storia. Le storie si intrecciano, divergono, fluiscono via, a volte effimere. Un flusso affascinante. Forse.

copertina del saggio di Dina Lentini "Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale"

Il romanzo poliziesco contemporaneo

La storia del romanzo giallo ha seguito la storia dello sviluppo della società borghese, e con essa si è evoluta a partire dai classici fra `800 e `900, fino alla dilagante serie di opere contemporanee che hanno invaso il mercato librario internazionale coinvolgendo un’area immensa di pubblico. Se inizialmente la produzione e la fruizione del giallo finivano per collocarsi tra Europa continentale e America, oggi gli spazi della detective novel si sono praticamente moltiplicati in ogni direzione, dal grande Nord all’area mediorientale, all’Africa, all’Asia. La dilatazione geografica e culturale connessa alla distruzione degli stati e delle economie nazionali iniziata nell’ultimo trentennio del secolo scorso ha inciso anche in questo campo.
Dalla Svezia di Maj Sjöwall e Per Wahlöö alla Londra vittoriana di Anne Perry, dal Noir mediterraneo di Jean-Claude Izzo alla Spagna di Alicia Giménez -Bartlett, fino alla Cina di Qiu Xiaolong e all’Africa di Moussa Konaté, un percorso nel giallo contemporaneo e nel suo rapporto con l’evoluzione della società.

copertina del romanzo "Aretusa Jammin" di Fabio Centamore

Un fanta-poliziesco tra i vicoli di Ortigia

In un prossimo, non improbabile, futuro la Sicilia è stata proiettata all’interno di un ordine nazionale e internazionale nel quale si mescolano antiche e nuove forme di restaurazione politica ed economica. Superata l’età repubblicana, ormai sottoposti al potere monarchico e al controllo ferreo di una rete di polizia, l’Italia e il Mediterraneo si ritrovano ad essere il centro strategico di un’altra fase della ristrutturazione capitalistica. Le alleanze politiche riprendono il vecchio schema bipolare nato dalla seconda guerra mondiale, ma reso ancora più aggressivo dalla gara spregiudicata per lo sfruttamento commerciale dell’alta tecnologia e delle risorse messe a disposizione dalle conquiste spaziali.

Dalla parte degli umili

Ci sono strumenti musicali che nascono per scopi determinati, ad esempio per unire, per far danzare la gente in piazza. Strumenti che hanno già in partenza un pubblico preciso, che non è, almeno inizialmente, il pubblico dei concerti di musica classica, il pubblico dell’Opera Lirica. Rispondono all’esigenza popolare di essere uniti, di danzare insieme di fronte alla vita di fatica, conquistata giorno per giorno. Esprimono quel desiderio, quel cuore, quella passione, quella lotta. L’organetto è il capostipite di una serie. Da lui discendono poi la concertina, la fisarmonica e infine il bandoneon, nato in Germania e poi portato dagli emigrati tedeschi in Argentina dove ha preso il ruolo fondamentale di simbolo/strumento del tango. Astor Piazzolla ne è l’interprete più famoso.
Grazie a una serie di musicisti l’umile organetto, quello delle feste di paese, quello delle danze alla buona è diventato una possibilità diversa. È diventato un’espressione artistica di livello conservando la sua origine, la sua scelta di fondo. Dalla parte degli umili. In questo articolo si parla dell’organetto e di un musicista palermitano, Marcello Alajmo, conosciuto per caso, appunto a una festa di paese nell’isola di Salina

foto del professor Alberto Costantini

la fantascienza, il fantastico, il romanzo storico e la ricerca storica.

Un biologo, un astrofisico, un sociologo possono immaginare, creare e strutturare le loro storie in modo che abbiano attinenza con la loro disciplina, disponendo di una base di informazioni e di documentazione molto più ampia e attendibile rispetto a quella di un non esperto. Dall’intervista allo scrittore Alberto Costantini emerge che anche la disciplina della storia basta e avanza per crearci sopra tutta la fantascienza che vogliamo.

nel giardino dai fiori gialli, una porta. Il problema è sempre quello: cosa ci sarà dietro la porta? Fotografia di Guido Pegna

La strada per Nebida

La strada per Nebida” è un romanzo costituito da frammenti, intermezzi, racconti che si intrecciano riprendendo o interrompendo la continuità delle vicende e delle vite narrate: con questa struttura le varie parti del romanzo, lungi dall’ essere semplci episodi, finiscono per assumere vita autonoma e possono anche essere lette indipendentemente l’una dall’altra. Oppure si può scegliere di seguire l’evoluzione delle storie, rintracciandone il filo conduttore. Entrambi gli approcci conducono ad una lettura avvincente e godibile.

L’accecante ambiguità del senso di identità

Il senso d’identità è una vecchia storia delle società umane. È vero, nella cultura ci sono stati Giulietta e Romeo, West Side Story e altro ancora, ma ora pare assistere a un fiero revival del sentimento di appartenenza. Appartenenza a che cosa? Non ha importanza, l’importante è appartenere. Contro la pericolosità di una società globale e interconnessa che fa circolare troppe idee viene utilizzata l’ambiguità di certi concetti. Divide et impera. Nell’articolo si cerca di farne una critica.

L'usuale semplicità delle argomentazioni scientifiche

La scienza e i suoi limiti

La scienza e i suoi limiti, Scienza pura e scienza applicata. La tesi che si possa (si debba) nettamente distinguere tra ricerca pura e applicata, tra scienza e tecnologia, è difficilmente sostenibile in senso generale: non lo è sul piano dei principi, e non lo è neppure su quello pratico.

Scale e scalette, gente che esplora arrampicandosi non si sa dove, altri hanno desistito. La struttura è affascinante, ricca di scoperte, ma come fare a descriverla, a spiegarla in termini semplici e chiari per tutti?

Dobbiamo rassegnarci alla separazione tra scienza e comune sentire, e alle conseguenze negative che ne derivano?

“…Dobbiamo rassegnarci alla separazione tra scienza e comune sentire, e alle conseguenze negative che ne derivano? Vorrei saper dare la risposta, ma non sono in grado. Dico solo che se una risposta esiste la si può trovare ragionandoci su e discutendone: oserei dire, paradossalmente, con un lavoro di ricerca, che deve riguardare tanto l’educazione scientifica nella scuola, quanto ciò che è possibile fare fuori della scuola”…

Sciacalli

Nei media appaiono sempre più spesso episodi di sciacallaggio. Si utilizzano lotte, sofferenze, drammi a uso e consumo di uno scoop, o di una falsa ideologia. Nell’esempio si parla di un’intervista a una famiglia che vive di stenti in un posto sperduto della montagna, magnificandone il loro rapporto con la natura, la loro vita sana, la bellezza del paesaggio, l’essere in armonia con il mondo. La realtà presentata rovesciata al servizio di un’ideologia