Dina Lentini
un libro che è ancora di attualità
… Ambientando la vicenda nel 1974 (un anno prima della morte di Walöö) gli autori hanno la possibilità di fare riferimento sia alla pericolosità degli scenari internazionali che sembrano anticipare lo stato continuato di allerta degli anni duemila, sia allo sgretolamento della socialdemocrazia scandinava i cui segnali di crisi avevano già individuato negli ani sessanta...
Nei pochi mesi che separano la breve estate svedese dall’inizio dell’inverno, Martin Beck viene cooptato dai vertici della polizia e dalle autorità governative come capo di un commando operativo con il ruolo di fornire l’apparato di protezione in vista della visita di un senatore straniero e con l’obiettivo di sventare un probabile attentato. Si tratta di un incarico di forte responsabilità e ad alto rischio che viene ad intrecciarsi con le sue funzioni di dirigente della squadra omicidi e con altri casi ai quali il poliziotto sta già lavorando e che in qualche modo risulteranno legati o non del tutto estranei all’evento principale.
Ambientando la vicenda nel 1974 (un anno prima della morte di Walöö) gli autori hanno la possibilità di fare riferimento sia alla pericolosità degli scenari internazionali che sembrano anticipare lo stato continuato di allerta degli anni duemila, sia allo sgretolamento della socialdemocrazia scandinava i cui segnali di crisi avevano già individuato negli ani sessanta. Ma, soprattutto, riescono, con questa doppia prospettiva, a individuare uno dei punti cruciali del problema terroristico di tutti i tempi: la complicazione dovuta ad un fronte interno, a problematiche umane e sociali irrisolte e latenti che finiscono per esplodere in atti violenti meno prevedibili e meno controllabili delle bombe piazzate da nemici esterni.
Martin, ormai giunto al posto chiave che conserverà fino alla pensione, ha imparato a convivere con lo scarto fra le sue convinzioni etiche e le disfunzioni della realtà istituzionale e sociale.
Le avventure vissute, la complicazione dei casi affrontati, il suo metodo anomalo nella conduzione e nella risoluzione di un’indagine, la sua integrità hanno creato intorno a lui un alone di leggenda e la fama di un funzionario con il quale non è facile relazionarsi, ma i cui risultati sono eccellenti.
E’ un uomo maturo, ancora carico di energia ma consapevole della naturale paura di invecchiare. In servizio, la sua solitudine è stata accentuata dalle dimissioni dell’amico Kollberg, ma nella vita sentimentale ha trovato un equilibrio accanto a Rhea, una compagna da amare e da cui sentirsi amato, intelligente e forte. La sensibilità di Kollberg non ha retto, esasperata non tanto dall’aumento della criminalità, quanto dal degrado etico e culturale e dai livelli di corruzione di quelle istituzioni che dovrebbero prevenire o arginare la violenza. Anche Martin soffre le amarezze e le difficoltà del mestiere di poliziotto, ma va avanti e se un suo amico, uno dei migliori investigatori del paese ha deciso di farsi da parte, considera questo un errore.
Altri bravi poliziotti, comunque, sostengono Beck, lo seguono, maturano con lui, ne condividono i rischi. Una imprevista sintonia viene a crearsi con Gunvald Larsson, il poliziotto solitario e indisciplinato dal passato avventuroso e dal carattere bizzarro che, grazie alla recentissima esperienza fatta sul campo in materia di terrorismo, da un lato conosce i metodi e la mentalità dei sabotatori, dall’altro sa come prevenire eventuali errori del programma difensivo e possibili fallimenti. Non è un amico come Kollberg, ma lui e Martin si muoveranno come una coppia perfetta, si scopriranno a vicenda trovando molti punti di contatto anche nella critica e nella prevenzione delle deficienze di cui è ormai sono incrostati l’apparato di polizia e il sistema giudiziario.
Questi, del resto, i malfunzionamenti di sistema, dovrebbero essere il bersaglio vero della lotta contro il crimine e non solo: non si tratta di bonificare un settore della società, benché si tratti di un settore chiave; il problema è a monte e va cercato nell’involucro vuoto della socialdemocrazia svedese che da tempo ha tradito le promesse fatte ai cittadini predicando un socialismo parolaio smentito dalla pratica di adeguamento ai poteri forti e ai valori più aggressivi del capitalismo occidentale. Rhea, in questo portavoce degli autori, si schiera con le ragioni dei manifestanti contro la visita di un politico discusso a livello a livello internazionale per le sue posizioni reazionarie e che dal governo svedese viene accolto come ospite d’onore. Le falle nel sistema dovute alla caduta morale e all’incompetenza sono le conseguenze capillari nei vari apparati istituzionali delle ambiguità fondamentali della classe dirigente svedese: per decenni la popolazione è stata ingannata dalla propaganda socialista e di fatto privata dei propri diritti a vantaggio degli interessi dei grandi gruppi di potere economico in politica interna, nonché del ruolo tradizionale di baluardo anticomunista a fianco dello schieramento occidentale in politica estera.
Rhea, per le sue competenze sociologiche e soprattutto per la sua sensibilità, è tra i pochi a cogliere il nesso fra il tradimento generale di una promessa politica alla collettività e la deriva di casi individuali abbandonati al loro destino e abusati in tutti i modi. Il caso di Rebecka, la giovanissima ragazza madre arrestata prima per rapina e poi per omicidio, è certo un caso limite ma fino a un certo punto: la sua ingenuità e la sua determinazione a vivere una vita del tutto al di fuori di un sistema che non capisce e che non l’ha mai accettata diventano il simbolo di una fragilità costruita dall’esperienza del cinismo, dell’indifferenza familiare, della violenza. Il suo è un dramma annunciato, quello di una vittima alla quale è negata ogni possibilità, quello di una vita destinata già in partenza ad essere macinata da una società spietata.
Se Rhea si oppone con passione a tutto questo, Martin sa bene che difficilmente lo sdegno potrà incidere su una realtà tanto devastata. La sua azione è, però, assolutamente determinata nel giocare anche una sola possibilità di intervento per arginare, almeno in qualche modo, l’abuso e la perversione. Quando riesce a dipanare un mistero, quando riesce a individuare un colpevole e ad arrestarlo sa che il suo è comunque un atto riparatore. Forse le vittime non saranno risarcite o non del tutto, forse il colpevole è stato a sua volta una vittima che ha cercato nella sua disperazione di farsi giustizia da solo, ma un segno è stato dato.
La capacità di Beck di calarsi nella dimensione umana dell’altro è, in fondo, lo strumento più efficace di cui dispone nell’affrontare il crimine. Certo lo aiutano le doti fisiche di agilità nell’azione diretta e quelle di organizzatore e di leader, ma la capacità di seguire il ragionamento del criminale diventa essenziale per individuarne le debolezze. Con questa attrezzatura mentale, che anima anche il collega Gunvald, Martin affronta la prova più difficile: l’individuazione del nemico terrorista, la prevenzione del crimine più odioso che punta alla strage di vittime innocenti. Le vicende che seguono i tempi dell’organizzazione del piano e della cattura dei terroristi sono rocambolesche e trascinano il lettore in una dimensione di avventura e di colpi di scena ad alta tensione. Con uno stile che sa alternare i toni del dramma a quelli della riflessione e dell’analisi politica, a quelli ironici e più graffianti, le descrizioni più dure a scene di tenerezza, che accosta i registri del più cupo realismo a quelli godibili di vere e proprie situazioni tragicomiche, Sjöwall e Wahlöö concludono la serie dedicata a Martin Beck con un lavoro che è la sintesi, matura e ancora oggi attualissima, delle tematiche di impegno civile che hanno caratterizzato i dieci “romanzi su un crimine”.
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