Nino Martino
Come raggiungere i traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado che compaiono nelle nuove indicazioni nazionali?
I traguardi delle indicazioni nazionali per la scuola materna, primaria e secondaria di primo grado che riportiamo qui sotto, in citazione letterale dalla circolare, sono chiari, precisi e, in qualche modo, prescrittivi. Ma come si possono raggiungere in una classe reale? con la semplice osservazione di un fenomeno? Con la descrizione di un fenomeno? Con la spiegazione di un fenomeno? Con quattro formule scritte per routine alla lavagna? E’ sufficiente chiedere “e adesso fate domande e io vi rispondo” e pensare con questo di aver aperto una reale discussione?
Osservate la foto riportata, con la sua didascalia: “Molte volte le difficoltà sono apparenti (non sempre). Ma quando sono apparenti superarle è semplice, basta mettere un asse di legno reale sull’apparenza orrida e passarci sopra in bicicletta. Art street di Muller, l’orrido abisso è semplicemente disegnato sulla strada…”
Nel corso di formazione a Sassari, in una rete di istituti comprensivi, abbiamo cercato di mostrare una possibile metodologia per raggiungere tali traguardi, metodologia che corrisponde tra l’altro (crediamo molto bene) con gli attuali modi di crescita collettiva della conoscenza, con la rete (anche se non si parlerà di rete!), e con le nuove tecnologie. Questo stesso modo di pubblicare e far circolare quello che si è fatto, senza porre limiti o copyright, gratuitamente, sfrutta le possibilità tecnologiche attuali, impensabili fino a dieci anni fa, gli insegnanti che partecipano al corso sono collegati via email e attraverso questo sito. Ma, appunto, se pensate di trovare in questa serie di pagine collegate fra di loro una apologia delle nuove tecnologie rimarrete delusi. Le NT sono semplicemente usate e sfruttate, e così deve essere. Il discorso sull’apprendere e sulla didattica è un altro e speriamo di chiarirlo a passi successivi, facendo vedere come funziona nella pratica reale. Ricordiamo tutti con adeguato orrore corsi di aggiornamento in cui persone che non avevano mai insegnato insegnavano agli insegnanti ad insegnare con tanti bei blabla. Spero che tutto ciò che segue sia lontano da quel tipo di corsi e da quella noia mortale.
Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola primaria
“L’alunno sviluppa atteggiamenti di curiosità e modi di guardare il mondo che lo stimolano a cercare spiegazioni di quello che vede succedere.
Esplora i fenomeni con un approccio scientifico: con l’aiuto dell’insegnante, dei compagni, in modo autonomo, osserva e descrive lo svolgersi dei fatti, formula domande, anche sulla base di ipotesi personali, propone e realizza semplici esperimenti.
Individua nei fenomeni somiglianze e differenze, fa misurazioni, registra dati significativi, identifica relazioni spazio/temporali.
Individua aspetti quantitativi e qualitativi nei fenomeni, produce rappresentazioni grafiche e schemi di livello adeguato, elabora semplici modelli.
Riconosce le principali caratteristiche e i modi di vivere di organismi animali e vegetali.
Ha consapevolezza della struttura e dello sviluppo del proprio corpo, nei suoi diversi organi e apparati, ne riconosce e descrive il funzionamento, utilizzando modelli intuitivi ed ha cura della sua salute.
Ha atteggiamenti di cura verso l’ambiente scolastico che condivide con gli altri; rispetta e apprezza il valore dell’ambiente sociale e naturale.
Espone in forma chiara ciò che ha sperimentato, utilizzando un linguaggio appropriato.
Trova da varie fonti (libri, internet, discorsi degli adulti, ecc.) informazioni e spiegazioni sui problemi che lo interessano.”
Questi traguardi possono essere raggiunti con la semplice osservazione di un fenomeno? Con la descrizione di un fenomeno? Con la spiegazione di un fenomeno? E’ sufficiente chiedere “e adesso fate domande e io vi rispondo” e pensare con questo di aver aperto una reale discussione?
Notate che questi traguardi sono “prescrittivi”.Bisogna allora “formare” negli studenti, con gli studenti, un atteggiamento, una metodologia di ricerca, una capacità di affrontare cose nuove o insolite. Questa atteggiamento e questa metodologia ritengo siano trasversali, nel senso che non è solo questione delle scienze ma di tutte le discipline. In tutte le discipline, se osservate le indicazioni nazionali alla voce “profilo dello studente”, appare un atteggiamento comune, come sapere affrontare la complessità. Affrontare la complessità non è solo questione “scientifica” in senso riduttivo, ma è questione sociale, letteraria, storica, artistica. Come si fa ad affrontare con speranza di successo la complessità?
Si è scelto come tema un concetto astratto, invece di un contenuto. Il concetto che scegliamo è il concetto di relazione.
Gli oggetti del mondo (intendo con oggetti un termine generale, che coinvolge persone, storie, e tutto quello che potete pensare) appaiono generalmente legati da relazioni, non appaiono casualmente indipendenti gli uni dagli altri.
Il portatile su cui sto scrivendo è sul tavolo, c’è una relazione tra portatile e tavolo. C’è una relazione anche rispetto alla terra (legge di gravitazione universale). Le parole che scrivo sono non casuali (almeno, spero) ma sono legate tra di loro con relazioni precise che permettono di dare un senso a quello che scrivo. Le cose che scrivo sono legate alle mie esperienze, alle mie letture. Io sono a mia volta in relazione con voi, che non conosco ancora ma che cerco di immaginare, sono in relazione con gli altri relatori. Magari, anche se non riesco al momento a vederla, c’è una relazione con le esposizione delle opere di Hopper che ho visto a Madrid e la sua ricerca artistica sul mondo disperato delle solitudini americane.
Sì, la vita è decisamente complessa. Al punto che una parte della sua complessità, per la nostra sanità mentale, ci sfugge.
Ogni disciplina, nel suo ambito, studia le relazione fra le cose del suo campo, con peculiarità proprie ma con atteggiamento comune e con una probabile metodologia in comune (non si tratta di una metodologia scientifica in senso riduttivo). Ogni disciplina sviluppa il suo proprio modo di “fare”.
Ma per quanto riguarda le scienze?
Cercheremo insieme di tracciare un curricolo, dati i traguardi prescritti, in cui i contenuti, gli argomenti, siete voi che sceglierete, in base alla importanza che darete loro, in base a quelli che considererete fondamentali per la vostra disciplina. Ma i contenuti sono “relativamente” indifferenti. Nel senso che è la metodologia di ricerca, il modo affrontare i fenomeni, di capire le relazioni a volte inaspettate, ad essere importante e trasversale. Come affrontare un fenomeno? Come sviluppare la discussione? Come esprimere ipotesi e verificarle?
Questo perché altrimenti gli argomenti, qualunque essi siano, sono solo un insieme di nozioni, che uno sa oppure uno non sa. E questo non corrisponde affatto alle prescrizioni delle indicazioni nazionali. Uno può sapere molte cose ma di fronte a un fenomeno nuovo, di fronte a una “complessità” non prevista rimane immobile e incapace di affrontare il problema.
Ci sono molti buoni motivi per cui oggi si pone l’accento su questo. Non ultimo il fatto che una mobilità del lavoro implica un riciclaggio continuo delle persone in nuove situazioni lavorative, in nuovi impegni. Non sono solo le nozioni che si devono possedere ma si devono possedere anche delle “competenze”.
Nel corso delle prossime ore e dei prossimi appuntamenti vedremo come procedere per acquisire le “competenze” per quanto riguarda le scienze.
Dopo un esempio qualunque su cui lavoreremo insieme, incomincerete a scegliere gli argomenti e su quelli costruiremo, sempre insieme, altri esempi, con una metodologia chiara, che costruiremo insieme. Questo nostro modo di procedere non è dissimile da quello che ciascuno di noi, poi adotta nella propria classe.
Vedremo anche insieme come questo atteggiamento sia fortemente creativo ad ogni livello di istruzione, con caratteristiche e approfondimenti diversi, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado.
E questo porta anche alla costruzione di un curriculum in qualche modo verticale, con continuità nei vari ordini di istruzione.
Dalle sperimentazioni che conduciamo abbiamo visto che questo modo di procedere tra di noi e con gli studenti funziona perfettamente anche con gli studenti “liceali”, ma questo è un discorso fuori dagli obiettivi del nostro corso di formazione e lo cito qui per evidenziare una sorta di omogeneità (al di là delle evidenti caratteristiche specifiche dei vari ordinamenti).
Un ultima nota sulla complessità. Osservando un fenomeno che potrebbe apparire inizialmente semplice si può scoprire che esistono molte cose legate tra di loro da varie relazioni. Da qui nasce la complessità. Vedremo insieme come affrontare la “complessità” e come farla affrontare con successo ai bambini, agli studenti, a noi stessi.
Buon lavoro a noi tutti.
Evidentemente vi sono anche dei traguardi per la scuola secondaria di primo grado, ma se osservate il senso delle cose, con un approfondimento diverso, è lo stesso:
“Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola secondaria di primo grado
L’alunno esplora e sperimenta, in laboratorio e all’aperto, lo svolgersi dei più comuni fenomeni, ne immagina e ne verifica le cause; ricerca soluzioni ai problemi, utilizzando le conoscenze acquisite.
Sviluppa semplici schematizzazioni e modellizzazioni di fatti e fenomeni ricorrendo, quando è il caso, a misure appropriate e a semplici formalizzazioni.
Riconosce nel proprio organismo strutture e funzionamenti a livelli macroscopici e microscopici, è consapevole delle sue potenzialità e dei suoi limiti.
Ha una visione della complessità del sistema dei viventi e della loro evoluzione nel tempo; riconosce nella loro diversità i bisogni fondamentali di animali e piante, e i modi di soddisfarli negli specifici contesti ambientali.
È consapevole del ruolo della comunità umana sulla Terra, del carattere finito delle risorse, nonché dell’ineguaglianza dell’accesso a esse, e adotta modi di vita ecologicamente responsabili.
Collega lo sviluppo delle scienze allo sviluppo della storia dell’uomo.
Ha curiosità e interesse verso i principali problemi legati all’uso della scienza nel campo dello sviluppo scientifico e tecnologico.”
Il discorso è lo stesso: come si fa ad acquisire queste competenze? Raccontando loro cosa devono fare? Vedremo di costruire insieme una metodologia, un atteggiamento comune che ci permetta di raggiungere, poi, questi traguardi con gli studenti. E sceglieremo anche qui argomenti che siano fondanti. Scegliere argomenti è facile, infatti non sta lì il vero problema. E’ il “come farli” che fa acquisire le suddette competenze, oppure – non le fa acquisire…
Nota aggiuntiva
Nelle pagine web collegate sono riportati i lavori dei vari incontri. Questi “report” sono scritti dopo che è stato effettuato l’incontro e non prima. Questo fa parte del metodo. Come si fa a scrivere prima quello che succederà? Se si scrive prima allora deve succedere quello che si è scritto. Ma la vita è varia e in qualche modo imprevedibile. La piega del discorso può ramificarsi in cose impreviste ma interessanti. È la stessa cosa che succede, o meglio dovrebbe succedere, in classe, nella classe reale. Questo non significa non avere un filo del discorso, non sapere dove si vuole arrivare, ma è la flessibilità necessaria per sviluppare un reale dibattito e imparare da tutti cose nuove. All’interno dei report troverete sparse considerazioni e commenti e riflessioni. La metodologia proposta dovrebbe emergere chiara.
L’elasticità nel mondo per parlare d’altro
credenze comuni, misure di elasticità, disinganni, apparenze e altre cose ancora
Sulla costruzione di un curricolo verticale
La ricaduta nelle classi: l’elasticità con i ragazzi
La ricaduta nelle classi: Le stupefacenti trasformazioni di una molecola d’acqua
Sulla luce prima parte
Sulla luce seconda partes
In memoria del professore Franco Mura, dal cuore rosso, promotore e organizzatore di questo corso. Oh, amico mio, quante cose avremmo potuto fare ancora, insieme.