Nino Martino
Una galleria fotografica con foto di Giovanna Repetto a vetrine. Vetrine che espongono lampade, portauova, ninnoli, quadri tessuti. Mille oggetti diversi, fatti dalle mani di mille persone diverse. Ciascuna con la sua vita. Venduti andranno a mille persone, di nuovo diverse, di nuovo ciascuna con la sua vita e la sua storia. Le storie si intrecciano, divergono, fluiscono via, a volte effimere. Un flusso affascinante. Forse.
Vetrine, di una località che non è necessario citare. Le vetrine espongono mille oggetti diversi. Oggetti che hanno diverse funzioni o che a volte non ne hanno affatto. Ninnoli, lampade, piatti, tazzine, tessuti, quadri di tessuto. Qualcuno li ha fatti. Artigiani diversi oppure operaie o operai di una qualche ditta. Ciascun artigiano non fa solo l’artigiano, ha la sua vita. Ogni vita è diversa, con le sue relazioni, le sue delusioni, i suoi desideri.
Era il chiodo fisso di Simenon, sia nei suoi romanzi gialli, nei suoi tanto famosi Maigret, quanto nei suoi Romans durs, i Romanzi Duri. Era affascinato dalle infinite diversità e possibilità di vite, di storie, di relazioni.
Ne era affascinato e scriveva. Persone diversissime, storie diversissime, vite che nascevano e avevano la loro fine.
Quello che lo affascinava era il flusso di tutte queste vite che andavano a comporre un coro, incomprensibile. Bello, ma sempre un po’ incomprensibile.
Allora l’insieme delle immagini di tutti questi infiniti oggetti, diversi uno dall’altro ne diventa l’allegoria.
La stessa sensazione l’ebbi una volta a Milano, molto tempo fa. Ero molto solo, allora, ospitato in una casa che non era la mia casa. Camminavo per le vie di Milano e la sera c’erano questo grandi palazzi, con centinaia di finestre tutte uguali. Molte finestre erano buie, a volte serrate, e mote altre, a scacchiera disordinata, erano illuminate. Dietro a ogni finestra illuminata c’era qualcuno che stava lì, viveva, aveva la sua casa. Magari era solo, leggeva, o mangiava al suo tavolo che aveva una singola sedia. Oppure no, c’era una famiglia, dei bambini che giocavano. Oppure faceva l’amore, faceva progetti. Oppure…
Guardate ora queste foto scattate a vetrine di una località del centro Italia da Giovanna Repetto.
Ci sono lampade accese. Sono accese per mettere se stesse in mostra, o per illuminare gli altri oggetti che lampade non sono.
Tutte queste cose non sono nate dal nulla. Provate a immaginare gli artigiani che le hanno fatte. Come sono queste persone, come hanno imparato a fare questi oggetti per vivere, per guadagnare o per semplice diletto? Una vertigine di vite diverse. Come sarà poi una vertigine di vite diverse la composizione delle vite delle persone che passando accanto alla vetrina desidereranno comprare questo o quell’altro oggetto esposto. Credo che questo sia alla base della voglia di scrivere, della voglia di narrare che hanno alcuni scrittori.
E anche questa galleria di foto di Giovanna Repetto – che poi è essa stessa scrittrice, poeta, teatrante – è in fondo un pezzo di una delle tante possibili narrazioni.
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