Tutti scrivono, tutti pubblicano, magari in self publishing, tutti vanno in televisione a tessere reti di parole e a mostrarsi rampanti. Non sembra difficile. Allora uno si dice, dai, ci voglio provare anch’io, voglio scrivere un bestseller per andare anch’io in televisione. Ma che genere scelgo, qual è il più acchiappante? Ed è subito ansia.
Carlo e io vogliamo fare qui un piccolo esperimento. L’idea ci è venuta da come noi due percepiamo la differenza tra un telegiornale e un giornale radio. Nel primo ci sono le notizie, le immagini scorrono, la voce che le accompagna è veloce. L’occhio è incollato allo schermo, segono il movimento, le scene. Quando uno coglie una cosa interessante il flusso è già passato. Lo scorrimento delle immagini distrae, distoglie l’attenzione.
Dal punto di vista della Teoria dell’Informazione ( non ci riferiamo a qualche cosa di sociologico, ma alla teoria matematico-fisica dell’informazione, Claude Shannon & C. ) il video con il sonoro contiene molta ma molta più informazione di un semplice audio, è ovvio.
Eppure qualche cosa non funziona. Se ascoltiamo il giornale radio l’attenzione è costretta a seguire ciò che viene detto. L’informazione è più povera, ma ci sembra che rimanga qualche cosa di più.
Ovvio, può essere un effetto tutto nostro. Ma qui di seguito riportiamo un semplice audio. L’immagine è fissa, non distrae, provate a seguire semplicemente l’audio. E magari lasciateci un commento, siamo curiosi dell’effetto.
Può anche essere che sia il particolare montaggio della televisione che impoverisce il contenuto, che sia cioè un effetto più o meno voluto. Si pensa che le immagini spieghino di per se cosa si vuole dire, il parlato annesso è povero, spesso non da informazioni sufficienti, non analizza. Nel solo audio bisogna per forza spiegare, descrivere, analizzare.
Quello che segue è un testo scritto (of course). Non è la trascrizione dell’audio che (forse) avete avuto la pazienza di ascoltare. Il registro, che vorrebbe essere vagamente satirico, è lo stesso, ma nella registrazione dell’audio siamo andati a ruota libera, abbiamo improvvisato, teatro dell’arte, via…
– voglio scrivere.
– Ottimo, dai, e cosa vuoi scrivere.
– Non lo so.
– come sarebbe a dire che non lo sai?
– Ci devo pensare.
– ci devi pensare?
– Sì, tutti scrivono, partecipano a corsi di scrittura, seguono libri, studiano E poi scrivono e diventano famosi
– ma che stai dicendo?
– Sì, vanno in televisione e gli chiedono perché hai scritto questo e quest’altro e allora dicono che hanno guardato dentro di se e hanno imparato a dominare le parole e che hanno trovato se stessi e a esprimere quello che sono veramente.
– Ok, ma cosa vuoi scrivere
– Non ho idea ma voglio trovare me stesso
– Ma non abiti nello stesso posto di ieri?
– Non in quel senso
– C’è un altro senso?
–Certo. Chi sono io?
– Non lo sai?
– Magari se scrivo lo so.
– E se non scrivi?
– Mi stai confondendo le idee.
– io?
– Sì. tu. Eppure sei mio amico. Voglio scrivere.
– Be’ senti, e allora scrivi, eh!
– Già ma poi ci sono i generi.
– maschile e femminile?
– No, non quelli, i generi, tipo mainstream, fantascienza, fantastico, fantasy, heroic fantasy, ecc
– E dunque?
– E io in che genere scrivo?
– Non credo di capirti
– Io voglio diventare famoso, farmi strada nella vita, e che tutti parlino di me e andare in un salotto televisivo.
– Addirittura in televisione?
– Be’ magari in un salotto online semplicemente, che tutti mi possano guardare.
– E allora?
– Non so che genere scegliere.
– Mainstream?
– Non so bene cosa sia questo flusso principale, l’ho cercato nel dizionario, ma è difficile, bisognerebbe …
—Allora scrivi in un altro genere
—La fantascienza è pure difficile, io non so niente di scienza, la scienza è arida, mi allontana dalla natura
—Che c’entra la natura?
– La natura, la natura, non segui la tv?
– Non molto
– È pieno di documentari sulla natura e di come è bello vivere nella natura e faticare tutto il giorno tra mucche e capre. Poi si fa anche il formaggio e si falciano i prati di montagna a mano, capisci? A mano.
– Scrivi di quello
– Ma io non sono mai andato in montagna, non so niente della vita in campagna. Però è vero che ho visto molti documentari
– Ecco.
– Ma vorrei trovare qualche cosa di più, di più, non so come dire. Capisci?
– No
– Oh insomma voglio scrivere
– Ma perché vuoi scrivere?
– E dai, ancora con questa storia. Voglio scrivere punto e basta.
– ma per dire cosa?
– come per dire cosa?
– già. Se uno parla è perché dice qualche cosa. E se uno scrive è la stessa cosa. Tu cosa vuoi dire?
– non credo sia importante. L’importante è scegliere il genere giusto, quello di successo.
– e quale sarebbe?
– vedi? Non mi aiuti per niente. È quello che vorrei sapere da te. Qual è il genere giusto per fare un best seller?
– non ti seguo.
– secondo me il fantastico per esempio non va bene.
– ah.
– sì ho letto che bisogna turbare, introdurre spiazzamenti che non so nemmeno cosa vuol dire.
– vuol dire che…
– magari fantasy, ecco, un po’ di fantasy
–cioè?
– ci metto un po’ di magia, che tanto non costa nulla è già bella e pronta magari uno zombie per fare effetto macabro.
– ma perché vuoi dare un effetto macabro?
– oh, non segui proprio la tv e mi sa che non leggi niente.
– non leggo niente?
– Ma sì, lo zombie introduce tensione, paura, capisci? Tutti vogliono provare paura.
– io no, veramente
– tu non conti.
– ecco
– sì, scriverò qualche cosa che…
– che?
– voglio scrivere un best seller
– l’hai già detto
– e magari fare delle on line
– hai già detto anche questo
–anzi mi invento persino un genere tutto mio
– ecco
– tipo fantasy intergenerazionale
– e che vuol dire?
– ci sono diverse generazioni, tutto si genera, e da una generazione nasce un’altra generazione, capisci? Naturalmente ogni volta magari si genera una cosa diversa, magari viene fuori una generazione di elfi, o fate, o maghi o streghe o …. Poi ci sono le generazioni recenti e quelle più vecchie ed è subito lotta per il potere. La lotta per il potere va sempre bene. E poi tutte queste generazioni che generano a loro volta entrano in conflitto, il conflitto ci vuole, possono essere generi generati diversi, così ci metto tutto, basta con il singolo genere. Il fantasy intergenerazionale è totale, comprende tutto e tutto diventa fantasy che dicono che in questo momento tiri molto. Ecco ho trovato, farò proprio così.
– ok, ma non ho capito cosa hai da dire.
– ancora con questa storia, veramente sei retrò. Non è importante, capisci?
– Non è importante.
– No, l’importante è trovare se stessi.
– Ecco
– E io voglio trovare me stesso.
– Sicuro?
– Sicuro.
– Forse ti sei già trovato.
– Come mi sono già trovato? Io devo scrivere per trovarmi. Mi stai facendo venire l’ansia. Ho l’ansia. Ecco, ho l’ansia.
– Che ti dicevo? Ti sei già trovato. Scusami ma adesso devo andare a mangiare. Ho preparato un’eccellente pasta incasciata.
– io ho voglia di scrivere e tu mi parli di mangiare, sei meschino. E poi una pasta incasciata, roba del profondo sud, e quello non tira molto. Pronto? Pronto? Ha messo giù. Meschino. Mi ha fatto venire l’ansia apposta, non vuole che diventi famoso. Meschino.