Nino Martino
Ci sono strumenti musicali che nascono per scopi determinati, ad esempio per unire, per far danzare la gente in piazza. Strumenti che hanno già in partenza un pubblico preciso, che non è, almeno inizialmente, il pubblico dei concerti di musica classica, il pubblico dell’Opera Lirica. Rispondono all’esigenza popolare di essere uniti, di danzare insieme di fronte alla vita di fatica, conquistata giorno per giorno. Esprimono quel desiderio, quel cuore, quella passione, quella lotta. L’organetto è il capostipite di una serie. Da lui discendono poi la concertina, la fisarmonica e infine il bandoneon, nato in Germania e poi portato dagli emigrati tedeschi in Argentina dove ha preso il ruolo fondamentale di simbolo/strumento del tango. Astor Piazzolla ne è l’interprete più famoso.
Grazie a una serie di musicisti l’umile organetto, quello delle feste di paese, quello delle danze alla buona è diventato una possibilità diversa. È diventato un’espressione artistica di livello conservando la sua origine, la sua scelta di fondo. Dalla parte degli umili. In questo articolo si parla dell’organetto e di un musicista palermitano, Marcello Alajmo, conosciuto per caso, appunto a una festa di paese nell’isola di Salina
A guardare indietro la storia della propria vita a volte ci si chiede il perché delle proprie scelte. A un certo punto uno ha scelto da che parte stare. Non parlo di partito politico, quelle sono scelte a parte, tentativi di essere coerenti con quello che si pensa di essere e comunque assai meno significative
Ovviamente non ci si può fidare molto della propria memoria e della memoria delle cosiddette scelte che si sono fatte. La nostra storia la riscriviamo continuamente. No, non ci si può fidare.
Eppure io faccio risalire molto a un viaggio come allievo in soprannumero che feci su una nave che toccò i principali porti dell’Africa occidentale, giù, giù fino quasi all’equatore, fino al porto di Douala. La nave portava marmo e cibo per gatti e cani (sic!) e caricava in cambio legno pregiato. Nel 1962. Parlavo con gli scaricatori che venivano a bordo, parlavo con i loro amici. Passai ore sulla bitta di poppa a parlare con un giovane studente entusiasta della libertà del suo paese appena conquistata.
E scelsi di stare con “i dannati della terra”, dalla parte degli umili.
C’è gente che crescendo capisce tutto della vita e decide di andare per convenienza “matura” dalla parte opposta. Ma, come sanno molti che mi conoscono di persona, non sono mai riuscito a … “crescere”.
Anche Marcello Alajmo avrà fatto la sua scelta in un punto qualunque della sua vita.
L’ho conosciuto per caso a una festa di paese, mi sembra di ricordare nel comune di Malfa, un paese dell’isola di Salina, diversi anni fa.
C’era una festa del paese e era offerta a tutti una zuppa di pasta e ceci e tutti si facevano avanti e con un mestolo ti servivano la zuppa da un grande paiolo. Si mangiava in piedi o ci si sedeva da qualche parte lì vicino, magari su un provvidenziale muretto, si mangiava, si faceva conoscenza.
Non era, almeno non quella volta, il desiderio di scroccare il pasto, ma piuttosto quello di essere uniti, di partecipare a qualche cosa, a un rito. Mangiare insieme è cosa addirittura ancestrale.
Lì, appunto, conobbi Marcello, insieme a una coppia di canadesi. Parlammo girovagando per la festa e poi, come sempre succede, ci scambiammo gli indirizzi.
Normalmente, lo sapete bene, non ci si rivede mai più. Invece Marcello e io rimanemmo in contatto. E poi scoprii che suonava l’organetto. E poi andai a vedere in rete, sul classico youtube, la musica che componeva e suonava, da solo e con il suo Velverde trio.
La cosa che mi colpì è che in certi suoi filmati ripresi dal vivo, alla buona, la gente danzava. La gente danzava in piazza al suono di questo organetto, struggente. Bella musica, passione, scelta.
Ovviamente anche qui c’è un retroterra, un qualche cosa che ti permette di capire, di condividere una passione e una scelta. Quando io andai a lavorare in Sardegna, nel 1969, sul palco delle feste di paese ci stava il suonatore, con la sua fisarmonica. E la piazza tutta intera ballava il ballo sardo – un ballo piuttosto complicato ai miei occhi, difficile. Nel ballo sardo ci si tiene stretti per mano a coppie, a file, a cerchi.
Per me rappresentava un senso di unità, di fierezza, di passione.
Oggi nelle piazze la gente c’è sempre, con molti turisti in più, ma non si balla quasi più. Solo qualche coppia. Sul palco c’è sempre il suonatore di fisarmonica, ma c’è anche il gruppo folkloristico che danza stupendamente bene e tutti guardano soltanto e sembrano soddisfatti.
Vedere che oggi, da qualche parte, ancora la gente danza in piazza tenendosi per mano al suono dell’organetto diatonico mi ha ricordato quel tradimento, quella deformazione.
Da lì, l’idea di questo articolo.
L’organetto è una scelta di parte. Si può arrivare a livelli d’arte, di vera musica, suonando l’organetto, uno strumento di nascita umile, magari mettendo in piedi un trio con organetto, chitarra, violino. Qui sotto riporto diversi video, ma ovviamente ne potete trovare molti altri cercando su youtube.
Ancora dalla parte degli umili: “Il pranzo di Francesco” e “La danza di Cosimo“
In questo video possiamo ascoltare la colonna sonora, composta da Marcello Alajmo, del documentario “Il Pranzo di Francesco” di Pasquale Scimeca e Luca Capponi, prodotto da Arbash e Rai Cinema, un film che racconta la visita di Papa Francesco alla comunità di Biagio Conte a Palermo nel 2019. Le immagini che vedrete alternarsi a quelle dei musicisti sono tratte dal film.
Il brano sul quale è costruita la colonna sonora del film si chiama “La danza di Cosimo” in onore di Cosimo Scordato, un prete palermitano molto conosciuto a Palermo per le sue denunce ed il suo impegno sociale. L’inizio del filmato che vedrete è particolarmente drammatico, agli occhi di oggi.
Insieme ad Alajmo suonano Gabriele Bazza (chitarra) e Wouter Vandenabeele (violino)
Dice Marcello “Il legame tra il film e la mia attività concertistica, sta nel fatto che il brano “La danza di Cosimo” viene messo in scaletta ad ogni concerto del mio gruppo, il Velverde Trio, in quanto viene eseguito per fare danzare la Gavotte de l’Aven, una danza bretone tradizionale molto in voga tra gli appassionati del Bal Folk di tutta Europa“
Nella sua interezza il film si può vedere su RAIPLAY a questo link:
https://www.raiplay.it/video/2022/08/Speciale-Tg1-ef2bf069-e57a-48f8-8401-75af2beccf2d.html
Elena.
Questo per me è il video più struggente. Composto interamente da spezzoni di film amatoriali della famiglia Alajmo e con la colonna sonora di un altro brano composto e suonato da Marcello, insieme alla violinista Roberta Miano che ne ha curato l’arrangiamento: “Via Stesicoro”. Nel video scorrono le immagini di una vita intera di una giovane donna, che è a noi sconosciuta. Noi possiamo solo immaginare, raccontarci, la storia dietro ognuno di questi fotogrammi, immaginare il filo che le lega, accompagnati dalla musica appassionata dell’organetto. Roland Barthes aveva costruito un saggio, “La camera Chiara”, sulla potenza evocativa che assumono a volte certe fotografie. Il montaggio video è di Marcello Alajmo.
Dice Marcello: “Via Stesicoro è una strada di Mondello dove la mia famiglia passava le vacanze negli anni 70. Ed è anche al centro del romanzo di mio fratello Roberto “l’estate del 78″, che parla della mia famiglia e soprattutto di Elena, mia madre. L’ultimo incontro tra mia madre e noi due figli è stato proprio lì, su un marciapiede di via Stesicoro”
Le stelle sopra Zelem
Un video girato a Recanati il 16 luglio 2022 al festival “Due passi nel folk”. In scena i Velverde Trio insieme ai Naragonia, un duo belga (Pascale Rubens all’organetto e Toon Van Mierlo al sax) molto noto nell’ambiente musicale folk europeo. Il brano è stato composto da Alajmo insieme ad una straordinaria musicista russa: Sophie Petkevich.
Il Velverde Trio:
Marcello Alajmo (organetto), Gabriele Bazza (chitarra) e Jimmy Sciortino (violino), si sono incontrati nel 2021 frequentando il Circolo Arci palermitano Tavola Tonda, dove hanno animato le loro prime session pubbliche. Dopo aver animato alcune serate in piazza Bellini a Palermo, ospiti di Palermo Anima Folk, il loro esordio ufficiale è stato nell’estate 2022 sul palco del festival “Due passi nel Folk” di Recanati. Il trio propone un Bal Folk (concerto/festa danzante) basato su musiche e danze tradizionali provenienti principalmente dall’area francese: scottish, mazurche, rondeau, bourrèe, cercle circassien, chapelloise, ecc. I brani proposti sono in parte composizioni originali del trio ed in parte arrangiamenti dei classici del Folk Revival. Il nome della formazione è un omaggio al grande musicista francese Marc Perrone ed al suo CD del 1988 “Velverde”.
Il Velverde trio ha anche una pagina facebook, seguite il link : pagina facebook del Velverde trio
Moskow sun
Un valzer di Marcello Alajmo dedicato alla musicista russa Sophie Petkevich. Qui viene eseguito da due organetti diatonici, quello di Sophie e quello di Marcello. Anche questo montaggio video è di Alajmo.
Una galleria di immagini, senza alcun commento, ma di cui credo sia chiaro il senso e il filo conduttore.
Marcello Alajmo è nato a Palermo nel 1961 ed ha scoperto l’organetto nel 1996 studiando da autodidatta. In seguito ha partecipato a numerosi stage soprattutto in Francia e Belgio con alcuni dei migliori organettisti della scena internazionale quali Marc Perrone, Riccardo Tesi, Norbert Pignol, Stephane Milleret, Cyrille Brotto, Pablo Golder, Bruno Le Tron, Didier Laloy, Ambrogio Sparagna e Simone Bottasso, ampliando notevolmente tecnica e repertorio. La sua ricerca musicale tende a scoprire le potenzialità espressive dello strumento, e lo porta ad interessarsi sempre di più all’evoluzione dell’organetto in nuovi contesti musicali anche al di fuori del linguaggio della musica tradizionale. Ha spesso suonato in contesti teatrali (“Eauphelia”, i Nuovi Travaglini, “I pazzi di Palermo”). Ha fatto parte della formazione palermitana di musica klezmer “A glezele vayn“, e della band “Le Cozze” con la quale ha inciso il CD “Maitres à penser”. Nel 2007 ha composto ed eseguito le musiche del documentario “Le finestre di Beslan” e “Sulla strada di Abibata”.
Al Circolo Arci Tavola Tonda, nel 2009, ha animato il primo “Bal Folk” in stile francese in Sicilia, con un trio formato da organetto, flauto (Bettina Nocke) e chitarra (Pietro Finocchiaro).
Con Virginia Maiorana (fisarmonica) ha creato nel 2013 il duo “Cugini di mantice”.
Nel 2015 in duo con Roberta Miano (violino) incide in studio tre brani originali: “Notterina”, “Le stradine di Hascy” e “Via Stesicoro”.
Nel 2020 ha coinvolto 65 prestigiosi organettisti europei nel video “We All Play Marc Perrone”, omaggio collettivo al grande maestro Marc Perrone.
Nel 2021 ha composto le musiche del documentario “Il pranzo di Francesco” di Pasquale Scimeca e Luca Capponi (prod. Arbash/Rai Cinema).
Dal 2021 fa parte insieme a Jimmy Sciortino (violino) e Gabriele Bazza (chitarra) dei Velverde Trio nel cui repertorio si alternano sue composizioni originali e brani della tradizione europea. Dal 2011 insegna organetto al Circolo Arci Tavola Tonda di Palermo ed è tra gli animatori delle feste e delle session musicali della Scuola.